Diversi osservatori si sono chiesti la ragione del successo presso i maggiori editori USA delle piattaforme Oyster e Scribd per la distribuzione in streaming degli ebook. I big dell’editoria si sono lanciati sulle start-up perché hanno fiutato un mercato immediatamente remunerativo? Oppure i motivi sono altrove?
Forse, c’entra la “rivoluzione” innescata negli ebook dal rilascio dell’Epub3, l’ultima versione dello standard aperto più usato al mondo per la pubblicazione di libri digitali. L’Epub3 che si basa su HTML5, consente di incorporare programmini javascript nell’ebook che permettono la chiamata dati a distanza, e quindi, tra l’altro, di monitorare le abitudini di lettura dei consumatori tramite ebook. Insomma, diventa finalmente possibile – da parte di editori e rivenditori– raccogliere “reader data”. E il modello “netflix dei libri”, proposto da Oyster e Scribd, può così aprire un’autostrada nella condivisione e accesso ai dati dei consumatori di ebook. Il che significa: aperta ufficialmente la corsa ai “big data da lettura”.
Barnes & Noble, che rappresenta circa il 30% del mercato ebook USA, tramite il suo e-reader Nook, ha già iniziato a studiare il comportamento di lettura digitale dei suoi clienti. Jim Hilt, vice presidente del settore ebook della società, ha fatto sapere che grazie all’accesso ai “reader data”, è iniziata una proficua condivisione di conoscenze con gli editori per aiutarli a creare libri più attrattivi per i clienti. Mentre Kobo – grande azienda canadese che vende ebook, e-reader e tablet – che gestisce un servizio di e-reading con scorte di 2,5 milioni di titoli ed ha più di 8 milioni di utenti, presta particolare attenzione alle scelte di lettura dei propri clienti tenendo sia traccia di quante ore trascorrono su particolari titoli che esaminando – mediante l’indice Hawking – il divario tra acquisti e letture effettive dei testi comprati.
Fortemente interessato ai “big data” della lettura è ovviamente il gigante Amazon. Non è un mistero che la big company di Seattle da tempo traccia e memorizza le informazioni sui consumatori riguardo le scelte nell’acquisto dei libri e relative abitudini di lettura. Grazie all’e-reader Kindle – definito “il prodotto più venduto su Amazon da sempre” – è in grado di registrare sui propri server informazioni provenienti da milioni e milioni di utenti sparsi per il mondo: preferenze, abitudini e velocità di lettura, ultima pagina letta, segnalibri, evidenziazioni, annotazioni, passaggi dei libri più popolari tra i lettori ecc. Una montagna di dati personali che l’azienda può utilizzare a proprio vantaggio. Nell’ipotesi più benevola: per rafforzare la sua posizione predominante potenziando al massimo la pubblicità mirata.
l’Electronic Frontier Foundation – gruppo no-profit che sostiene i diritti dei consumatori e della privacy nel mondo – nel suo ultimo rapporto (2012) ha messo sotto osservazione le policy sulla privacy dei 9 più popolari player del libro digitale: Google books, Amazon Kindle, Barnes & Nobles, Kobo, Sony, OverDrive, IndieBound, Internet Archive e Adobe Content Server. Dall’indagine è risultato che la maggior parte dei dispositivi di lettura digitale registrano senza richiedere alcun consenso molteplici attività dell’utente come ricerche di nuovi libri, comportamenti di lettura e altre informazioni personali. Inoltre, ha denunciato anche la difficoltà di partenza degli acquirenti – alle prese con condizioni di vendita e di utilizzo scritte spesso in maniera inconprensibile dal cripitco al “legalese” – nell’afferrare quanto effettivamente i dispositivi e-reader possano intromettersi nella loro vita privata.
La corsa ai “big data da lettura”, in ogni caso, malgrado i problemi di privacy, non si ferma, guidata com’è da giganti tecnologici tipo Amazon, e la riprova è la nascita di piattaforme specializzate proprio nella raccolte di “reader data”. Tra queste, “Copia” che opera in ambito scolastico, e che con i suoi 50 mila iscritti aggrega dati demografici e sulla lettura ordinandoli poi per età, sesso, appartenenza, numero di libri scaricati, numero di libri letti ecc, dati messi poi a disposizione di tutti gli editori interessati.
Ma, c’è chi tra gli editori pensa ad ulteriori sviluppi, forse un po’ preoccupato delle difficoltà che incontra comunque il libro digitale nell’attrarre lettori-consumatori sempre più distratti da giochi e social media. E lo fa, puntando sull’ehanced ebook, ossia sull’appeal di libri digitali arricchiti attraverso i quali ottenere incrementi di vendite e nuove performance nello scambio di “reader data”. Un’innovazione del genere è rappresentata da “Coliloquy”, primo editore ebook (recentemente acquisito da Vook) sviluppatore di fiction interattiva per Kindle, Android e Nook. Il lettori interagiscono mediante il “choose-your-own-adventure” e possono personalizzare personaggi e trame. L’azienda aggrega i dati provenienti dalle scelte dei lettori e li invia agli autori che a loro volta modificheranno le future storie sulla base delle scelte più popolari ricevute: un nuovo meccanismo di feedback generatore di dati preziosi per un nuovo marketing attraverso la “creatività collettiva”.
Pubblicato su Nòva AJ (Il Sole24ore) 1 febbraio 2015